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Il giaguaro e il formichiere

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“Tutti hanno bisogno di amore. Se sono catti­vi, è forse perché non hanno incontrato il vero amore, quello che non spreca parole, ma ir­radia luce e vita.” Il nostro Autore si muove in questa linea, consapevole degli odi e delle distanze, ma anche del fatto che ovunque c’è (magari nascosta) una volontà d’incontro e di pace. La sua esperienza e l’utopia di padre Bru­no hanno fatto cadere una visione manichea della storia, vista come scontro tra l’amico e il nemico, il giusto e l’ingiusto. “Questa storia non parla di un popolo buono che lotta con­tro un popolo cattivo, come molti vorrebbero ancora farci credere, ahimè. Questo atteggiamento riecheggia nella Storia del mondo, nel contesto di conflitti nazionali o individuali. Quando la maggioranza comprenderà che è un errore fatale? Questo atteggiamento è sta­to sfruttato da tutti o quasi, per disumanizzare e demonizzare l’altro, per giustificare la nostra storia, anche nei suoi aspetti più violenti. Cre­do si possa fare di meglio.“

Nel suo memoir Rizek ci porta dentro la comunità in cui vive, invitandoci a mettere da parte i nostri preconcetti e a considerare davvero la pace come scelta di vita. Dalla sua prospettiva, di cittadino arabo cristiano di Israele, Rizek racconta le sue esperienze, sfide, delusioni e soddisfazioni a Wahat al-Salam/Neve Shalom. Dai primi anni Ottanta, i residenti di questa comunità hanno imparato cosa significa vivere insieme, nonostante le differenze tra le culture e le profonde lotte che li circondano. Oltre la comunità, l’autore ci riporta alle origini del conflitto israelo-palestinese, si interroga sull’assunzione di responsabilità personali e su cosa vuol dire crescere da palestinese in Israele. Tramite i suoi racconti di famiglia, riesce a dimostrare che ogni storia personale è anche una storia politica.

Con il suo stile pacato ma sincero, Rizek riflette sull’ineluttabile unità tra questa terra e i suoi popoli, avvinghiati come nell’abbraccio fatale di due animali selvatici che lottano, il giaguaro e il formichiere, fino a togliersi reciprocamente la vita. Le sue osservazioni sono rivolte al passato, presente e futuro e testimoniano che, con la passione e la tolleranza, anche le discordie più radicate possono essere superate. Wahat al-Salam/Neve Shalom è un villaggio situato su una collina a ovest di Gerusalemme, in Israele. Fondato nel 1972 da Bruno Hussar, è un luogo di convivenza democratica ed equa tra arabi palestinesi ed ebrei israeliani, tutti di cittadinanza israeliana. I nomi “Neve Shalom” in ebraico e “Waħat al-Salam” in arabo significano entrambi “Oasi di pace”. In Italia, l’Associazione italiana amici di Neve Shalom Wahat al-Salam si occupa di diffondere i valori del villaggio e di raccogliere fondi per sostenerne le attività e le istituzioni educative.

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